Sere crescenti
Di quel tempo resta solo il ricordo,
ora muoio
in mai sospettati affanni.
Non pare nemmeno di aver vissuto,
giacché correva il flagello:
già i pilastri di adulto sudiciume,
eretti pur con pietose intenzioni,
di luce lasciavano alcun barlume, nei ceri novi.
«Devi onorar il nostro buon costume…»
Vagavano, tristi, le confessioni,
perdute nel cielo di un clima sordo.
Nelle braccia delle madri morire;
del tempo, dimenticarsi:
ridere, correre, i poggi salire,
e nel chiasso brillante, rotolarsi. Ma veder già allora!
i sorrisi smarrire…
Che fosse di quel buio spaventarsi
la radice del soffrire di poi?
Morivo di paure,
frenato come da un male vetusto,
sorto, duro e impetuoso, da un abisso remoto.
Pervinca sere estive,
su fondali di viste inibitorie;
le barriere emotive…
le sensazioni contraddittorie tedianti, aggressive.
Fantasticherie liberatorie, esperienze olfattive, moleste,
e le loro promesse.
Lontani dall’età delle baldorie,
immense aspettative
narravano intese consolatorie
e percezioni vive di anime transitorie…
Il mio spirito scrive
sol che di questo, in pagine espiatorie.
E di parole lascive,
la brama ora si spegne, in un tremendo vuoto.
Mi scorticano, in un supplizio ingiusto,
travolgenti torture.