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Corpi organici

Il fatto è che qualsiasi corpo che non sia il mio mi irrita. Mi sono abituato, in tutti questi anni, a vivere dentro questa macchina organica. Non è stato semplice ma ci sono riuscito, ora lo conosco bene e so conviverci ogni giorno. Un corpo estraneo non ha nulla a che vedere col mio: da lontano possono somigliarsi, ma da vicino i dettagli esplodono. Gli odori e le imperfezioni della pelle mi trafiggono. Il mio corpo è tutt’altro che puro ma è ormai consolidato nel mio campo visivo e percettivo, non mi spaventa. Tutto ciò che lo tocca e lo sporca invece, sì. E se un corpo di cui non ho abitudine mi tocca allora è un contatto freddo, ruvido, pungente e nemico. Nemica, sei una nemica.

Le braccia spoglie sono la cosa più sensuale che individuo in lei in questo momento. Scompare nell’altra stanza. Scompari come sei venuta, sei vento vano che va e che viene. Non c’è motivo per sentirsi attratti da quel volto impreciso o da quelle gambe maschili. Capelli strani, non si capisce dove vadano, dove inizino, se sono poggiati sul capo o se sono impiantati. Vedo quei pantaloni stupendi, e mi ricordo immediatamente come i vestiti conquistino più che il corpo.

Quegli occhi mi hanno messo soggezione. Ci sono due buchi, due enormi cavità, e i bulbi si muovono, ruotano, un poco lucenti, poi le pupille si ingrandiscono, poi si rimpiccioliscono. Ma la gente vive in relazione al sistema sociale consolidato, perciò chiaramente cambiano le percezioni.

Spesso, la sera, a casa, guardandomi allo specchio, mi accorgo che ho un teschio dentro il volto. Sarebbe bello che tutti lo si vedesse ben in chiaro, un dì, dal primo mattino. Vedersi in faccia un po’ sorpresi, ma senza espressione alcuna. Già mi immagino comici movimenti del capo, denti in vista, occhi spalancati, restano i capelli ma non si sa del naso. Baciano ossa e tutti un poco sconvolti si chiedono chissà, come mai. Così che almeno per un dì si contempli.

[…]

Il suo grande viso bizzarro in cima a quel corpo nudo creava una figura grottesca: avevo paura. Temevo l’idea di lei come mia prima donna. Come sempre, non sapevo se fidarmi o meno. Quel sorriso che toglie ogni sicurezza, ora era nudo sul letto, ed era angosciante più che mai. Ero certo che non mi sarei tirato indietro, sapevo tuttavia che come sempre, ma stavolta più intensamente e per tutta la durata, avrei dubitato del suo interesse per me. E avrei avuto paura di un amplesso che avrebbe potuto segnarmi per sempre e lasciarmi con ricordi e incubi capricciosi e deformi.

I capelli sciolti, una novità, la facevano apparire più sicura di sé ai miei occhi.