L’amore – Veloce analisi
Aggiornato 04/2019
L’amore romantico è intesa sessuale temporanea, null’altro. Lo dicono pure i dizionari, non è che me lo invento io.[1] Poi, stando molto tempo insieme, si diventa anche buoni amici, ed è quello il legame che tiene duro negli anni, anche grazie al ricordo dell’intesa sessuale passata; da vecchi, il sesso viene meno, ma hai ancora l’amicizia, quando questa tiene duro – altrimenti l’inimicizia fa finire tutto, inclusa, da giovani, l’intesa sessuale.
Ma allora andiamo ad esaminare, invece, gli altri usi del termine “amore”.
La passione, beh, lì il caso è ancora più facile perché lì è proprio esclusivamente foga sessuale in maniera ben chiara.
L’idea dell’amore da film, che dura a lungo nonostante si basi (a propria insaputa) unicamente sull’intesa sessuale, è un concetto illusorio indotto dall’educazione. Basta guardare le tribù isolate dalla società , sopravvissute fino a oggi. Quelli basta che mangino e si riproducano, e che stiano in compagnia con tutti gli individui del gruppo, e sono sereni. Qualche rituale, e fine. Dopodiché puoi pure scordarti il nome di quella che mettesti incinta. L’educazione, invece, nella complessa trama dell’illusione collettiva di questa società malata, ti racconta di questo tipo di amore. Che si può anche affermare che esista, ma in quanto, appunto, illusione condivisa temporanea. Quando svanisce, ha pure un effetto avverso: non perché ti rattristisci per quello che non hai più – sai che roba, farai altre esperienze… No, bensì, caduta quella che è appunto un’illusione, ti trovi di colpo sbalzato nel reale, e diventi più autocosciente; diventi quasi schizoide, per qualche giorno. Percepisci la natura della condizione umana direttamente su te stesso, e per uno che già era allegro come carattere, già illuso dalle invenzioni sociali, e in più era immerso nell’illusione dell’amore da film, è una batosta. Poi subito trovi qualche distrazione (i.e. illusione) per cercare di dimenticarti di quello che hai visto con i tuoi occhi ignoranti e innocenti e, se non impari dall’errore, ci ricadi pure.
Poi abbiamo l’amore incondizionato – che esiste solo nei legami di sangue, la compassione (anche di stampo religioso), quel riflesso che abbiamo quando vediamo i nostri simili in difficoltà , o, ancora, l’affetto; ma tutti questi termini, spesso intercambiabili, riguardano tutt’altro, perché manca l’intesa sessuale; e mancando questa, il legame è molto più debole: il religioso, davanti alla sua donna ideale, si dimentica di dio; la compassione per la ragazza cicciona, è meno forte di quella per la ragazza in forma (brutto o ingiusto che sia, così funziona); l’amore incondizionato del padre per il figlio criminale, non è più così tanto incondizionato; a differenza dell’amore della donna per il suo compagno criminale che, scopandola bene, le fa chiudere un occhio (o due) sul suo lato malavitoso (a parità di situazione economica con altri contendenti). Un’altra donna ancora, tradisce il suo compagno poco piacente con un altro più piacente, a meno che l’amicizia col compagno di sempre sia durata così tanto che sarebbe un peccato farlo: “un peccato”!, ovvero non è che c’è un “amore da film”, inossidabile (“l’anima gemella”, un concetto assurdo), è che sarebbe un peccato perdere quell’amicizia.
Poi, e si verifica perlopiù nell’adolescenza e negli amori non corrisposti (o nella limerenza in generale), c’è quell’amore trascendentale, questa sensazione che non ci si spiega da dove viene, come qualcosa che sembra superare ogni altro sentimento. Altro non è che il male di vivere, che viene scambiato per altro e canalizzato su un singolo individuo per colpa del ben noto adolescenziale fenomeno della “oneitis”; come si potrebbe mai sospettare di sentire il “malaise” della vita «io, io che sono un tipo sereno e pimpante!, quindi sarà l’amore, per forza…» Se poi viene corrisposto, allora cade ogni possibilità di capirlo, perché interviene il sesso.
Tutto ciò funziona così a causa di mere ragioni biologiche, siccome l’unico motore del moto umano è la pulsione a riprodursi. Oggi, l’uomo, per scampare all’infernale condanna che viene dalla pulsione di concepire, usa il preservativo, non è che si astiene dallo scopare, perché la pulsione è troppo forte e il motore biologico sempre quello è, perciò queste sono le dinamiche che si creano.
La donna, invece, ha proprio la pulsione di concepire (il sesso è solo il mezzo per), e quindi abbindola spesso l’uomo (rimbambito) per fare quello che le comanda la specie, ma questo è un altro discorso.
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Beninteso, tutto ciò non si dice con leggerezza e serenamente, tantomeno col ghigno del guastafeste: è una tragedia e basta. Perché nella vita dell’uomo moderno, afflitto dalla maledizione della ragione e della metacognizione, e che vive nel capitalismo e nel nichilismo, all’amore è spessissimo affidato il compito di rappresentare l’ultima e l’unica vera ancora di salvezza.
1. Mentre per quel che riguarda l’etimologia:
- love: lobha, ”desire, greed”
etimo.it:
amore: lat. amorem da amare affine a gr. mà o desidero, in quanto letteralmente indichi più l’effetto della natutale inclinazione e della passione suscitata dalle attrattive della forma esterna che il resultato della scelta e della riflessione – Forse per questo gli antichi fecero dell’amore un dio, che rappresentarono sotto le forme di un fanciullo bendato e dissero nato da Venere dea della bellezza.
amare: desiderare, desiderio: i Latini con questa parola intendevano significare un trasporto quasi involontario, una veemenza ed ardenza di passione quasi impensata, un sentimento più animalesco che umano, laddove per segnare la differenza fra l’amore dell’istinto e quello della ragione, avevano la parola diligere, che ha in sé gli stessi elementi e la stessa prudenza dell’eleggere.