La pazza della porta accanto – Conversazione con Alda Merini
Purtroppo l’anima, che è quella che poi scrive e che sopravvive […], è la parte che vola sulla materia ed è quella che è più attenta e più dolorosa: cioè, vedendo lo sfacelo del corpo, quest’anima si conduole (sic, ant.), si… soprattutto si smarrisce.
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Ecco, per esempio, parlando di poesia e di mariti, diciamo che ogni volta che avevo un marito la poesia l’accantonavo perché per me era più importante l’uomo, che poi diventava l’ispiratore dei miei versi. Io ho fatto ventisette ricoveri, per ventisei volte mi sono innamorata e son ricaduta. Io quando ero felice, ero così felice che non avevo niente da dire, insomma… Cioè, si recrimina, si discute sulle cose infelici. Lei ha mai sentito uno che, non so, ha trovato un tesoro e lo va dire a tutti? Non lo dice a nessuno, anche per paura che glielo portino via, se lo tiene per sé.
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Due corpi che fanno l’amore fa schifo; perché a me lei non mi interessa: potrebbe esaltarmi ma potrebbe anche farmi… Fisiologicamente non è una gran bella cosa, eh? Ecco appunto che cos’è la fantasia: sorvolare sul fatto che lei abbia un corpo così e quell’altro abbia un fallo tal dei tali; ma… messi insieme, fanno ridere, proprio, no? Pensi quanti drammi che scaturiscono dal riso…
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L’amore è una debolezza, signorina, non è che si possa fare uno studio specifico sull’amore: l’amore è una debolezza dell’uomo. Ci si lamenta dell’amore perché ci si lamenta della propria debolezza. Ci si lamenta come ci si lamenta di un mal di piedi, della gamba che fa male.
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Ma no, ma il corpo È pensiero. Non capisco perché la gente lavori e non pensi, e non riesco a capire come non ci siano tanti occhi in tutte le parti del corpo, insomma. La gente vede solo con due occhi e non sente, non ha la veggenza proprio fisica di quello che tocca, di quello che sente, di quello che percepisce. È soltanto dentro gli occhi, non è sufficiente.
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Si parlò di blocco sessuale, e così ne parlano nella psichiatria. Io parlo invece di un blocco d’amore, che non trovando più la sua rispondenza non vuole più amare la vita.
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Una volta gli dissi che era inutile colpevolizzare il male o qualsiasi persona. Lui era dello stesso parere: diceva che il destino era l’unico artefice. In seguito il mio medico mi disse che una sola medicina può guarire, ed è la vita. Ma la vita per me non vuole diventare un buon medico, e quando la vita non entra in quest’ottica riesce soltanto a ucciderti. Tutti noi al centro siamo dei malati di vita, dei nostalgici di vita. La mancanza di denaro, di amore, di sesso…
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Questi sono i poeti: se ne vogliono andare da questa società , non hanno più niente da dire.
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E questa è già una ricchezza: non avere dei creditori; sa?
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Ma poi la confusione generale ha finito per trascinare anche me. Cioè, ho visto che la gente è molto confusa, non sa quello che vuole; di conseguenza anche quelli che erano i miei valori, io li ho perduti lungo la strada.
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D’altra parte la società non era preparata ad accettare persone come noi che avevano esigenze di vita diverse, che volevano stare in compagnia però volevano star soli, che volevano il denaro però non lo volevano, che erano una contraddizione assoluta, della vita, del proprio Es.
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Ci sono donne che sono state votate al sapere, alla poesia, per tutta una vita, sacrificando appunto dei piaceri effimeri come la bella casa, il bell’amore, il ganimede, la bella mangiata, la bella bevuta, epperò ci sono dei deliri di lettura che veramente portano così in alto, che valgono proprio… come potrei dire, un orgasmo fisico e vanno oltre; non li ha mai provati? Non li ha mai provati? Eh, sono da provare, vero? Sono da provare.