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Etichetta: angoscia

Vaga e indefinita. Della caducità e della morte. Wahnstimmung.


Wahnstimmung

Link sul concetto di Wahnstimmung. Qui, anche, al di fuori del contesto schizofrenico, nel significato di uno stato di dissociazione e di un’ansia vaga e indefinita. Continua a leggere

Il 99% dell’attività è data hoarding, l’1% è usufruire, alla fin fine. La musica anni fa, altre cose dopo. Perché poi quando usufruisci, ti rompi il cazzo. Per forza che alla gente piace lavorare, perché altrimenti gli esplode il cervello; è lo stesso meccanismo. Ricerca infnita di distrazione meccanica e ripetitiva. Tergiversazioni attorno al nucleo della disperazione.

E questo… quando le cose vanno bene.

E poi all’accumulatore dicono: «Non serve che accumuli tutto. Questa cosa X, non serve che la accumuli, resisti.» Ma se non serve ch’io salvi X, significa che non serve ch’io salvi Y, significa che non serve ch’io salvi niente, per semplice sillogismo.

E infatti, ciò è corretto. Ma non fa che confermare il nichilismo e l’assoluta insignificanza del tutto.

L’orrore di avere un corpo

(Direct link to the video[🡕]) Clark Elieson - The Horror of Having a Body

Martiri

Portano il peso del mondo sulle proprie spalle. Leggi l’intera pagina

Distinguere i creduloni, con criterio

Oggi si usa il termine complottismo, ma non mi ricordo si usasse ai tempi degli avvistamenti UFO. Usiamo comunque questo termine per intendere le varie corbellerie a cui molta gente crede. Robe dentro i vaccini, UFO, scie chimiche, eh-ma-non-si-vedono-le-stelle, è strano che un edificio crolli solo perché gli arriva addosso un aereo di linea a 750 all’ora, e così via… Continua a leggere

Fincantieri

Monfalcone, zona Fincantieri, via Vittor Pisani, e l’angolo che poi continua su via Cosulich, tra le 17:00 e le 17:30, preferibilmente a gennaio, quando l’orario è quello tale che comincia a far scuro ma non è ancora notte. Quando cioè la giornata è già finita, e invece appena inizierebbe quello che viene sadicamente chiamato TEMPO LIBERO. Bonus, sapere qualcosina sul posto, sugli extracomunitari che assumono droghe strane per sopportare il carico, i subappalti, i giovani morti sul lavoro, etc., meccaniche che – per carità – si ritrovano in praticamente tutti i grandi cantieri e fabbriche d’Italia. Continua a leggere

Umberto Galimberti – Convegni e interviste (estratti)

Schopenhauer viene definito pessimista, naturalmente: ogni volta che non c’è un inno all’individuo, è pessimista, è ovvio, no… … Anche il povero Leopardi è pessimista, no? Quelli che dicono “pessimismo”… io dico: la guardate la realtà, dio bono, o non la volete proprio vedere? Leggi l’intera pagina

Massimo Recalcati – Perversione

La lezione clinica di Jacques Lacan: Follia, nevrosi e perversione (terzo appuntamento). IRPA, Associazione Accademia Pons, Jonas Onlus, Ordine Psicologi della Lombardia, Enap Continua a leggere

Credici

La gente pensa che la vita sia altro, ma non è vero, la vita non è la tua collezione di monete, lo è, per illusione, una volta che hai la moglie al tuo fianco. Ma dopo? Dopo, tutto ciò che ti sta attorno è come se non esistesse e non fosse mai esistito, ha meno valore di una merda secca. Continua a leggere

Involuzione

Diceva il famoso geologo, in televisione, che abbiamo la testa troppo grande, e usciamo difficoltosamente dalla fica; la cassa toracica protegge solo pochi organi; le vene delle gambe fanno fatica a reggere tutto il corpo; la schiena, per tenere la posizione eretta, deve inarcarsi, e quindi mal di schiena, etc.; la vista anche ha diversi problemi, eccetera. Insomma, siamo delle merde. Non siamo una macchina così meravigliosa come si dice, ma abbiamo mille difetti. E quindi non siamo frutto di un disegno divino, bla bla. Cose ovvie, era un discorso contro le religioni, ma io ero interessato più che altro al fatto che l’evoluzione è ancora in corso e attualmente siamo tutt’altro che perfetti; parole sue: «ci siamo adattati come abbiamo potuto». Ecco. Adattamento naturale evolutivo difficoltoso. Parallelismo interessante con l’adattamento sociale. E qualcuno ironizza con vignette che mostrano come, in un certo senso, siamo ora in un’involuzione. Molto in sintonia col mondo cyberpunk, che vede la fine dell’uomo con il massimo sviluppo tecnologico. Continua a leggere

Eravamo solo in due o tre a Roma a considerare la scalata non solo come un hobby, ma come un lavoro: partire, farsi ossessionare da una parete di roccia, sentire prima di ogni tentativo la Via che incombe sopra di te in maniera angosciante, sentire l’ansia salire incontrollabile, addormentarsi con la Via in testa, alternare periodi di insonnia nervosa a periodi di sonnolenza morbosa, svegliarsi con la Via in testa, privarsi di qualcosa, e soffrire, anche se quel qualcosa, o quella sofferenza, non è necessariamente collegata alla prestazione; solo che sta scritto nelle leggi dell’universo che per ottenere devi soffrire, anche se non è detto che soffrendo otterrai per forza, allora cerchi la sofferenza perché essa ti pungola, ti sveglia, ti attiva e ti fa rompere (a tratti) quel vetro opaco che quasi sempre si pone tra te e la realtà, ti fa sentire almeno ogni tanto che sei vivo, e talvolta è più importante sentirsi vivo che stare bene e la serenità si può sacrificare in onore della vita pur di non ripiombare nell’orrenda anestesia nirvanica.

Alessandro “Jolly” Lamberti – Jollypower

Gavazzeni: “La musica peggiora l’uomo”

Alberto Sinigaglia (“ttL”, supplem. de La Stampa) Continua a leggere

Il tempo distrugge tutto.

Irréversible

Movie picture

L’angoscia del tempo che passa ci fa parlare del tempo che fa.

Il favoloso mondo di Amélie – Hipolito (lo scrittore)

Raccoon City viene spazzata via

(Direct link to the video[🡕]) Resident Evil 3: Nemesis (1999) - Finale

Io sono Artemisia. Comprimerò il tempo, negherò ogni forma d’esistenza…

Ci avete mai pensato? Quando eravate bambini: le sensazioni di allora, le parole di allora, le emozioni di allora…

Il tempo non aspetta.

Non importa quanto stretto lo teniate. Il tempo fugge.

E… [E morirete. / E tutto verrà distrutto.]

Artemisia (Ultimecia), Final Fantasy VIII

L’affondamento del Titanic rappresentò la fine di un’epoca, il sogno infranto della belle époque. Come per la caduta dell’impero babilonese, l’affondamento del Titanic ha rappresentato il simbolo dello sgretolamento di orgogliosi imperi, con una simile mescolanza di ricchi, borghesi e poveri tutti destinati insieme all’abisso. Era la fine di una leggenda che sposava la tecnologia alla ricchezza, il materialismo al romanticismo, l’illusione alla fantasia.

Massimo Polidoro, La maledizione del Titanic

Come se finisse il mondo. Il senso dell’esperienza schizofrenica – Eugenio Borgna

“Confessa! confessa! mi si gridava come si faceva un tempo con gli stregoni e con gli eretici, e alla fine ho deciso di lasciarmi classificare in una malattia definita dai medici, e chiamata indifferentemente dal dizionario medico come teomania o demonomania. Servendosi dei significati immanenti a queste due definizioni, la scienza si attribuisce il diritto di fare sparire, o di ridurre al silenzio, tutti i profeti e i veggenti predetti dall’Apocalisse; e io mi rallegravo di essere uno di questi”. Leggi l’intera pagina

Terminator 2 – Scena apocalisse

(Direct link to the video[🡕]) Terminator 2 - Il giorno del giudizio - Scena dell'apocalisse nucleare (1991)

Gli aspetti della morte sono talvolta abnormi. – Alda Merini

Barefoot Gen – La bomba atomica

(Direct link to the video[🡕]) Barefoot Gen - Scena dello sgancio della bomba atomica

Mi stanca tutto, anche quello che non mi stanca. La mia allegria è dolorosa come il mio dolore.

[…]

Persino io, colui che sogna tanto, ho intervalli in cui il sogno mi sfugge. Allora le cose mi appaiono nitide. Svanisce la nebbia di cui mi avvolgo. Ed ogni fessura visibile ferisce la carne della mia anima. Ogni durezza osservata fa male al mio riconoscerla come durezza. Tutti i pesi visibili degli oggetti mi pesano dentro l’anima.

La mia vita è come se con essa mi picchiassero.

Fernando Pessoa – Libro dell’inquietudine

Fra cinquecentomila anni l’Inghilterra sarà, dicono, completamente ricoperta dall’acqua. Se fossi inglese deporrei le armi senza indugio.

Ognuno ha la propria unità di tempo. Per uno è la giornata, la settimana, il mese o l’anno; per un altro sono dieci anni, anzi cento… Queste unità, ancora a scala umana, sono compatibili con qualunque progetto e qualunque lavoro. C’è chi prende come unità il tempo stesso e si eleva talvolta al di sopra di esso: quale lavoro, quale progetto meriterà allora di essere preso sul serio? Chi vede troppo lontano, chi è contemporaneo di tutto il futuro, non può più affaccendarsi, non può neppure muoversi…

Emil Cioran – L’inconveniente di essere nati

L’inconveniente di essere nati – Emil Cioran

Gli occhi si sono appena aperti, e già comincia il dramma. Guardare senza comprendere, questo è il paradiso. L’inferno sarebbe dunque il luogo in cui si comprende, in cui si comprende troppo… Leggi l’intera pagina

Nostra Signora dei Turchi – Carmelo Bene

Chi non ha mai pensato alla morte è forse immortale. È così che si vede la Madonna. Leggi l’intera pagina

Chi non ha mai pensato alla morte è forse immortale. È così che si vede la Madonna.

Carmelo Bene – Nostra Signora Dei Turchi

(Giuliana e il figlio, davanti alle fabbriche)

– Perché quel fumo è giallo?

– Perché c’è il veleno.

– Ma allora se l’uccellino passa lì in mezzo, muore.

– Ma ormai gli uccellini lo sanno, e non ci passano più.

Il deserto rosso (1964), scena finale

(Direct link to the video[🡕]) Il deserto rosso (1964), scena finale

– Io non sono guarita. Non guarirò mai. Mai…

[…]

– Non fare così, calmati. Perché hai paura, di che cosa?

– Delle strade, delle fabbriche, dei colori, della gente… di tutto!

[…]

C’è qualcosa di terribile nella realtà, e io non so cos’è. Nessuno me lo dice. Neanche tu mi hai aiutata, Corrado.

Giuliana, “Il deserto rosso”

Da questi occhi – Alda Merini

Il nostro bisogno di consolazione – Stig Dagerman

Mi manca la fede e non potrò mai, quindi, essere un uomo felice, perché un uomo felice non può avere il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato verso una morte certa. Non ho ereditato né un dio né un punto fermo sulla terra da cui poter attirare l’attenzione di un dio. Non ho ereditato nemmeno il ben celato furore dello scettico, il gusto del deserto del razionalista o l’ardente innocenza dell’ateo. Non oso dunque gettare pietre sulla donna che crede in cose di cui io dubito o sull’uomo che venera il suo dubbio come se non fosse anch’esso circondato dalle tenebre. Quelle pietre colpirebbero me stesso, perché di una cosa sono convinto: che il bisogno di consolazione che ha l’uomo non può essere soddisfatto. Continua a leggere

Ricordai allora che una volta in Inghilterra la condanna ai lavori forzati veniva applicata appendendo il condannato al disopra di una ruota azionata a forza d’acqua, obbligando così la vittima a muovere in un certo ritmo le gambe che altrimenti gli sarebbero state sfracellate. Quando si lavora si ha sempre il senso di una costrizione di quel genere.

Italo Svevo – La coscienza di Zeno